Come ricucire non solo le ferite ma anche la dignità di un ragazzo
Durante la mia ultima visita nella missione di Wolisso in Etiopia, ho conosciuto Abraham. Abraham è un ragazzino vicino alle comunità delle suore con i fratelli e la sua giovane mamma, che si manteneva lavorando nella cura dell’orto e nella pulizia delle stalle della missione.
La famiglia di Abraham viveva nel gheter, che in Etiopia rappresenta un’area rurale, senza strade e servizi, senza luce ed acqua, vicino al bosco e pericolosa in quanto abitata da animali selvatici. Una giorno, uscendo a prendere l’acqua, Abraham viene attaccato da una iena affamata, che lo ha morso gravemente in viso e sulla testa.
I morsi di animali rappresentano un grave problema di salute pubblica in tutto il mondo. I bambini sono le vittime più comuni dei morsi di animali, che nei casi più gravi possono portare a lesioni estese e sfiguranti, fratture, infezioni e raramente provocare la morte. In alcune zone dell’Africa è stato segnalato che animali selvatici come le iene predano uomini e bestiame. Un problema importante spesso associato alle lesioni da morso di animale è la trasmissione della rabbia umana, un problema endemico in Africa.
I vicini lo hanno subito soccorso, portandolo al vicino ospedale di San Luca a Wolisso, dove il ragazzo arrivo’ spaventatissimo e sfigurato, dopo aver perso molto sangue.
I medici lo operano e praticarono delle cure intensive per le gravi infezioni e riuscirono a salvarlo per miracolo, facendo del loro meglio per ricucire le gravi ferite.
I costi medici e finanziari derivanti dagli attacchi di animali, sia mortali che non, hanno un impatto significativo sulla salute pubblica e rappresentano un enorme problema medico-sociale che provoca milioni di feriti e migliaia di morti in tutto il mondo. Questi attacchi di animali selvatici e le complesse lesioni che ne derivano possono rappresentare una sfida per i chirurghi che operano in contesti con risorse limitate.
Purtroppo alcune brutte cicatrici hanno deturpato sia il volto che la spalla di Abraham, che all’inizio non riusciva quasi a parlare perchè gli mancava anche una parte della bocca, strappata dalla iena.
Oltre ai gravi traumi fisici e alle ferite sfiguranti potenzialmente permanenti, le vittime di morsi soffrono spesso anche di traumi emotivi e psicologici. Anche Abraham ha attraversato un periodo di forte crisi, aggravata dal comportamento degli altri bambini che a scuola lo chiamavano ‘il mostro’.
Sr Delia – all’epoca responsabile della comunità di Wolisso – assieme al sostegno dell’Associazione si è fatta carico delle cure e assistenza del ragazzo, oltre a facilitare l’integrazione di Abraham a scuola grazie al sostegno a distanza. Tramite la diocesi di Emdibir e interpellando vari medici anche in Italia, è stato possibile poi effettuare degli interventi di ricostruzione facciale e a farlo operare a più riprese per potergli ridare un miglior aspetto ma soprattutto una migliore qualità di vita, assieme alla sua famiglia.
Non mi dimenticherò mai lo sguardo di Abraham quando l’ho visto per la prima volta, nei suo occhi si leggeva tutto il dolore e il terrore che ha vissuto e una dolcezza disarmante. Sono contenta di sapere che oggi le operazioni e l’amore delle suore e della sua famiglia gli hanno ridato nuove speranze e un nuovo sorriso.
Martina, volontaria in Etiopia