Il bilancio sociale di quest’anno raccoglie le testimonianze di alcune vite che hanno incontrato Mercy in Action e ne sono state cambiete.
Mercy in Action, in linea con le priorità delle Figlie della Misericordia e della Croce ha deciso di concentrare le sue risorse sui paesi dove ci sono missioni estere dell’Istituto, in particolare in Italia, Etiopia, Messico e Uganda. Da oltre 35 anni, le attività delle Figlie della Misericordia e della Croce contribuiscono a promuovere il diritto all’educazione, alla salute e alla lotta alla povertà. Nel bilancio sociale trovi il racconto di come facciamo tutto questo e di come sposi gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU: leggilo qui.
Con le nostre attività vogliamo concorre a raggiungere questi goal:
– Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo (Goal 1)
– Assicurare la salute per tutti e ad ogni età (Goal 3)
– Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti (Goal 5)
Per farlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto!
BERTUCAN, l’importanza degli incontri che salvano
Bertucan è una ragazza – oggi di 30 anni – dell’area rurale di Kambatta che si è trasferita per lavoro ad Addis Abeba appena maggiorenne. Viveva in affitto e faceva lavoretti saltuari presso famiglie della capitale. Ha conosciuto un ragazzo e ha iniziato a frequentarlo, lui le prometteva che si sarebbero sposati ma quando lei è rimasta incinta, lui l’ha abbandonata. Bertucan era disperata, non voleva dirlo ai genitori e ai fratelli, che non avrebbero mai accettato questa condizione… si trovava quasi costretta ad abortire, ma in fondo non voleva.
Tramite una donna europea che ha sentito e conosciuto la sua storia, presenta la situazione alle Figlie della Misericordia per un aiuto e un sostegno. Le suore hanno ‘adottato’ Bertucan e hanno dato vita alla casa delle ragazze madri a Wolisso. In quel periodo, c’erano oltre 6 ragazze ospiti con figli piccoli o in arrivo e sono state assistite per 6 mesi. Bertucan è rimasta e voleva portare a termine la gravidanza, per poi dare il figlio in adozione. Questa scelta era dettata dalla disperazione di non avere una famiglia e una sicurezza economica per dare un futuro al figlio. Parlandone con le suore, si è resa conto che a farsi carico del bambino non sarebbe rimasta da sola ma avrebbe avuto l’appoggio della comunità intera che la ospitava.
Con fiducia, Bertucan ha deciso di tenere il bambino, che intimamente desiderava e amava, come ogni mamma. Ora Bertucan lavora con la comunità delle suore in Etiopia e ha due bambini, anche se il matrimonio non è continuato. Sostenere le ragazze madri e le giovani donne con figli è la cura verso la vita che vogliamo sostenere.
ABRAHAM, il volto che non dimentichi
L’ultima volta che sono stata in Etiopia ho conosciuto Abraham. La sua mamma era stata abbandonata dal marito e non riusciva a pagarsi l’affitto, così per un periodo ha lavorato nella comunità di Wolisso per curare le stalle. Viveva nel gheter, che in Etiopia rappresenta un’area rurale, non urbanizzata, senza luce ed acqua, piena di alberi e pericolosa, perché abitata da animali selvatici.
Un giorno, uscendo a prendere l’acqua, il suo bambino Abraham viene attaccato da una iena affamata, che lo morde in volto. I vicini lo soccorrono e lo portano in ospedale, dove arriva spaventatissimo e sfigurato, dopo aver perso molto sangue. I medici lo operano e lo salvano per miracolo, ricucendolo alla meglio. Gli lasciano bruttissime cicatrici in volto e sulla spalla.
Abraham non riusciva quasi a parlare perché gli mancava una parte della bocca, strappata dalla iena. Il ragazzino è rimasto scioccato e a scuola veniva chiamato ‘il mostro’. Sr. Delia se n’è fatta carico e ha cercato di integrare il bambino a scuola. Parlando con vari medici anche in Italia, è stato possibile fargli fare degli interventi di ricostruzione facciale e chirurgia per potergli ridare un volto. Tramite la diocesi, si è riusciti a farlo operare. Non mi dimenticherà mai il suo sguardo impaurito e triste, e sono contenta di sapere che oggi le operazioni e l’amore delle suore gli hanno ridato un nuovo sorriso.
Martina, volontaria in Etiopia
LUCAS, il dono della vita
Lucas è figlio di una ragazza madre, che si è trovata molto giovane a dover decidere se tenere o meno il bambino che aspettava. La sua decisione è stata supportata da una giovane famiglia italo-etiope che si è presa cura della sua situazione. Hanno cercato un lavoretto alla mamma e affidato il bambino alle cure delle suore di Wolisso. Oltre a dare un lavoro alla mamma, le suore hanno offerto vitto e alloggio, oltre alla possibilità di portarsi Lucas neonato al lavoro. Lucas non aveva un papà, ma così ha guadagnato almeno 6 mamme!
Quando Lucas non aveva ancora tre anni, doveva assumere dei farmaci per un problema congenito, ma la madre si è lasciata convincere dalle credenze locali, che pensavano Lucas avesse il malocchio. Ha quindi sostituito i farmaci con delle pratiche di medicina tradizionale all’insaputa delle suore. Nel vedere il bambino sempre più fragile, le suore si sono preoccupate e hanno scoperto che non lo stava curando nel modo adeguato. Lucas quindi è stato salvato due volte dal rischio di non farcela e la causa è sempre la stessa: l’ignoranza e la povertà.
Per questo, vogliamo che Lucas continui il suo percorso di vita favorendo la sua educazione e il sostentamento, in modo da renderlo un bambino capace e con le competenze per esprimere al meglio le sue potenzialità. Lucas ha ora 11 anni, parla molto bene amarico e un pò di inglese, ha tanti amici, è sempre attivo in classe e nelle attività scolastiche… ogni volta che la mamma lo guarda, le brillano gli occhi.
Sara, volontaria in Etiopia
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